“Talor m’assido in solitaria parte/ sovra un rialto al margine d’un lago/ di taciturne piante incoronato”. Luigi Stadera, cultore della tradizione del lago di Varese, nel presentare il suo ultimo libro “Dio ama i pesci”, a cura dell’amministrazione comunale e del Centro Culturale Amerigo Ponzellini, ha citato versi di Leopardi per ricordare quando, bambino, si sedeva sulla riva e si interrogava sul mistero del lago. Sono pagine profonde le sue, caratterizzate dal suo innato acume coniugato ad una leggerezza “appetitosa”, che sa di quella saggezza distaccata e nel contempo immersa nella realtà. “Permettetemi – ha detto di fronte ad una platea delle grandi occasioni – se Dio ama i pesci, io amo Cazzago”. E il suo canto d’amore lungo una vita in queste pagine, corredate da un apparato iconografico di spessore, ha individuato nella religiosità del lago l’anima che caratterizza la cultura lacuale, come ha evidenziato Franco Ponzellini, del Centro Culturale, che ha già pubblicato molte altre opere dello Stadera nel solco della rivalutazione della tradizione. Attorno all’autore si respirava l’affetto, quello che si prova nei confronti di un saggio, le cui parole hanno una valenza profonda, sono attese, centellinate. E’ con orgoglio che il sindaco ha introdotto il momento, è con gioia che Betty Colombo ha letto con la bravura che tutti le riconoscono alcune pagine. “Il concetto ricorrente in tutto il testo – ha specificato nella sua magistrale presentazione Veronica Ponzellini, docente di filosofia, attualmente ricercatrice presso il Centro Internazionale insubrico “Cattaneo-Preti” dell’Università degli Studi dell’Insubria – è quello del miracolo”. “Sorprende che gli animali siano coinvolti nella punizione degli uomini e non si capisce perché – scrive l’autore – ne siano esclusi i pesci, che nelle acque del diluvio diguazzano allegramente”. Da qui una serie di note miracolose nell’Antico e nel Nuovo Testamento, quali la moltiplicazione dei pani e dei pesci da parte di Gesù, la scelta dei primi discepoli tra i pescatori, l’episodio della pesca miracolosa nel lago di Tiberiade, le nozze di Canaa. C’è inoltre un dato curioso che ha evidenziato l’autore: l’identificazione delle cartilagini della testa del luccio con gli strumenti della passione di Cristo. “Non c’è conversione da parte di Luigi – ha proseguito Veronica – c’è religiosità, c’è fede profonda nei confronti dei pesci, della pesca, dei pescatori, detentori di una ritualità che appartiene solo a loro, del lago, luogo che dà vita ad una cultura assolutamente unica, che richiama il mito della Grande Madre. All’insegna della riconoscenza e degli affetti familiari, che sono un tutt’uno con la cultura del lago, Veronica ha terminato sottolineando che lo spirito del lago, se non santo, è potente e “nostro compito è mantenerlo vivo e alimentarlo soprattutto avvicinando i giovani attraverso la ricerca didattica appassionata e scientifica”. Poi il colpo di coda dell’autore con la sua innata ironia: “Dopo questa presunta conversione, sono sicuro di andare all’inferno!”.
Federica Lucchini
Video della presentazione
Cazzago Brabbia, 13 dicembre 2015. Intervengono, oltre all’autore, Franco Ponzellini del Centro Culturale Amerigo Ponzellini, il sindaco di Cazzago Brabbia Emilio Magni, Veronica Ponzellini e Betty Colombo.