FESTA DELLA REPUBBLICA
di felice magnani
La Festa della Repubblica ci richiama con forza all’idea che la “res”, in italiano la cosa, non sia più una proprietà privata da gestire secondo un uso e consumo personale o di una famiglia, ma appartenga a tutti e quando si dice tutti si fa riferimento al popolo italiano che, con il Referendum del 2 giugno del 1946, ha eletto la nuova forma istituzionale dello stato italiano, da Monarchia Costituzionale a Repubblica Parlamentare. All’elezione partecipano per la prima volta anche le donne, una grande conquista democratica. Il popolo diventa protagonista della propria storia, se ne assume direttamente le responsabilità favorendo, con l’elezione dell’Assemblea Costituente, la nascita della nuova Costituzione Italiana, che sostituisce il vecchio Statuto di Carlo Alberto. La Costituzione del 1948 diventa la nuova carta di credito del popolo italiano. Su questa carta, definita Carta Fondamentale dello Stato Italiano, è scritto a chiare lettere il “vangelo” della repubblica, con le sue regole, le sue leggi, i suoi ordinamenti, i suoi diritti e i suoi doveri. La Costituzione è punto di partenza e punto di arrivo, tutto corre velocemente sull’onda di valori e principi di libertà che sono nati dopo una dittatura durata vent’anni. Festeggiare un compleanno è sempre un avvenimento importante, significa rinnovare una fede, riconoscere dei valori, conservarne la testimonianza, trasmetterla alle giovani generazioni, ma sapere anche che non c’è mai nulla che non possa essere migliorato. I valori, soprattutto quando sono fondamentali, hanno il diritto di proteggere e orientare, ma anche il dovere di realizzare, nel modo migliore possibile, le aspirazioni e la volontà di una nazione che crede in ciò e in chi ha scelto. Se sul piano del diritto costituzionale la nazione gode oggi di ampie possibilità di realizzazione, in particolare sotto il profilo della libertà personale e sulla possibilità di realizzare al meglio la propria identità, è anche vero che non sempre quei diritti che la nostra Repubblica definisce sacri e inviolabili vengano sempre osservati, rispettati e conservati con il massimo della cura, in alcuni casi ci troviamo di fronte una Repubblica instabile, incerta, irrequieta, confusa, non sempre pronta a fornire quelle risposte che una democrazia avanzata dovrebbe esprimere. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Le società mutano repentinamente, una parola o una frase ben scritte, ponderate e ben enunciate nel 1946, potrebbero non esserle più nel 2023, cambiano infatti i modi di scrivere e di pensare, cambiano i modi di agire, le difficoltà da affrontare, il mondo non è più solo quello che sta dentro i confini nazionali, gelosamente custodito dai suo guardiani della libertà, i confini in molti casi sono solo un’idea. Il mondo si allarga, diventa globale, muta i suoi rapporti, ha bisogno di nuove regole, di significati più grandi, di rapporti interpersonali più intensi, più estesi, più capaci di leggere e interpretare la forza di un mondo che cambia. In molti casi muta all’improvviso sotto la spinta di eventi non previsti, ci si rende conto che non ha più senso chiudersi, che diventa necessario aprirsi, creare nuove connessioni e nuovi rapporti, riorganizzare quelle parti della nostra vita che avevamo affidato alla Carta costituzionale senza il timore di doverli un giorno ammodernare, rendendoli più adatti a realtà in rapida trasformazione. In questi ultimi anni il cittadino deve fare i conti con un sistema in fase evolutiva, con nuovi modi di essere e di comportarsi, deve lottare per riaffermare una identità in molti casi consumata da una radicale mancanza di formazione. Ci si muove spesso sulla base di varie forme di buon senso personale, si cerca soprattutto di procedere mediando tra formazione e intelligenza, tra regole antiche e nuove regole, imparando strada facendo che in molti casi la Repubblica ha forse bisogno di nuove energie da apportare al sistema sociale in atto. In molti casi restano intatti i pilastri della città repubblicana, ma occorre spesso trovare nuovi sensi e nuovi significati, nuovi modi per manifestare la bellezza nazionale e sovranazionale di una repubblica in grande movimento, alle prese con un mondo che pone sempre nuove domande e che attende risposte adeguate. Chi è stato educato in uno stato repubblicano come il nostro sa perfettamente che i rapporti umani e non solo sono regolati da leggi precise, che danno il senso delle azioni che si compiono, lo sa perché è stato educato dalla famiglia e dalla scuola. Auguriamo buon Compleanno alla nostra amatissima Repubblica, con la speranza che possa essere una buona educatrice anche per tutti coloro che arrivano da lontano per cercare la sua collaborativa protezione.