Dal sito http://www.labissa.com/diana-ceriani/4862-11-novembre-fare-san-martino.html
Meno male che San Martino tagliò il suo caldo mantello avvolgendo l’ultimo degli ultimi per difenderlo dal primo gelo! Altrimenti questi tre giorni d’estate non ci sarebbero stati e non ne avremmo potuto approfittare. Lavorare sotto padrone non è semplice. Si è quasi nomadi, pronti, al termine del contratto, l’11 Novembre, ad abbandonare la casa e i campi ove abbiamo vissuto un anno intero di vita, di sudore, di soddisfazioni e di intense emozioni. Chissà ora cosa ci capiterà. Una casa accogliente ed un padrone clemente e generoso…. … chiederemo al dolce San Martino di aiutarci anche in questo, mentre il sole splende e tutto viene caricato su un carro di incertezze e speranze. Fare San Martino non è mai semplice… ci si affeziona a quel “tuchelin de tera” dove si sono riposte speranze di buon raccolto, con lo sguardo che abbracciava l’orizzonte mentre il sudore faceva bruciare gli occhi…. Poi si ritornava a casa… in quella casa ove solo gli effetti personali parlavano di noi. Ma il profumo era di famiglia, mentre i giorni passavano veloci, il sole rincorreva la luna e sapevamo che eravamo destinati a lasciare tutto…. Una terra dura, mai uguale, intenerita dai pochi ghelli che alla fine riuscivamo a guadagnare. Ed eccoci qua, a fare ancora San Martino, con la speranza che quando sarà tolto il suo mantello di tepore che offusca la vista delle certezze, tutto si palesi al meglio, senza lasciare amarezze.
L’estàa de San Martin la düra tri di e un tuchelin
Asè par fa fagott ciapà ur car e andà via, senza fa rebelott
Ur temp de seminà, ur temp anca de catà, ur temp de laurà l’è finì
E sperem de fagala a fa tuscoos in tri dì
A cambium ur laurà, a lassum anca la ca
E grassie al so mantell San martin fa turnà ur temp bell.
E pö al po anca fiucà se em finì de traslucà
Intant metum a post ra ca , la mubiglia, i pignatt i vestì
E stem lì un ann prima de ammò partì.