In questi giorni nella parte di lago tra Gavirate, Oltrona, Voltorre ne sono state posizionate 40; tra la punta del pizzo di Cazzago Brabbia e l’isolino Virginia 65, trasportate su 3 barche. Sono le fascine, costituite da legni di quercia e frassino, che i pescatori immettono nelle acque per permettere la riproduzione dei pesci persici. “Serve conoscere alla perfezione il fondale per posizionarle nel posto giusto -spiegano Ernesto e Paolo Giorgetti di Cazzago- fra i 4/5 metri di profondità”. Vengono preparate pochi giorni prima per evitare che diventino secche. Se così fosse, infatti, per non farle galleggiare, bisognerebbe riempirle di blocchetti di cemento. Sono posizionate a gruppi di 4/5. Frequenti i viaggi dei pescatori perché le barche ne contengono poche. Sono costituite da rami, lunghi circa 3 metri e articolati perché “nel loro intreccio -afferma Paolo- le femmine depongono le uova, protette da lunghi nastri di muco, disteso tra i rami. Il loro alto valore proteico è ambito. I predatori, pesci e uccelli, in questo modo non riescono a nutrirsene, in quanto l’intrico diviene un ostacolo”. Il periodo della loro deposizione è questo, nonostante il cambiamento del clima: non c’è più la precisione di prima per quanto attiene la frega, essendo i pesci sensibili ai cambiamenti climatici. Gianfranco Zanetti evidenzia la presenza della mucillaggine che comincerà a farsi evidente nei giorni in cui l’acqua si scalderà per l’aumento della temperatura. “Si ferma sulle fascine e diventa problematico per i pesci deporre le uova che rischiano di marcire -spiega- Qualora non riescano, trovano la soluzione all’interno del canneto, peraltro molto ridotto. Questo è avvenuto negli ultimi due anni. Comunque quella di mettere le fascine è una operazione importante perché serve per la riproduzione degli avannotti, i piccoli dei pesci. Purtroppo a maggio e sai giugno diventano rifugio dei siluri, quella specie non autoctona che divora tutto quello che trova in natura, dai piccoli dei pesci, ai topi, alle anatre”. Le fascine degli anni precedenti sono affondate e inutilizzabili. Si sobbarcano una fatica notevole i pescatori (quanti rami raccolti?) per rinnovare questo rito antico, un tempo comunitario: credono nella loro attività fino in fondo, sapendo che non avranno il piacere di poter assistere, come quando l’acqua era pulita, alla frega. Ma custodire un luogo che è dentro di loro vuol dire anche questo.
Federica Lucchini